Trans-Canada Vol.2 - Omelette in Montreal, Ottawa, Toronto, Waterloo
Montreal - Domenica 27 luglio. 11 e 30 di mattina
Due buone notizie e una cattiva. Cominciamo dalla buona. Dopo quattro ore il treno è ripartito da Edmonston. Il viaggio è stato lungo, 24 ore in totale. Ma la giornata di sole ha reso giustizia alla bellezza di questo paese.24 ore di boschi e radure, pochissime case o segni di una qualsiasi presenza umana. La cattiva notizia è che sul treno ho perso un paio di mutande. La buona notizia è che poi le ho ritrovate. Aspetta. Un'altra cattiva notizia. Ho perso la mia coincidenza per Ottawa. E questa è una buona notizia visto che ho avuto l'occasione di godermi una bellissima domenica mattina di sole a Montreal, scrivendo da un caffè, e attendendo con ansia la mia omelette. Montreal è semplicemente meravigliosa.
Da Montreal, il mio ritorno ad Ovest è proseguito sul treno per Ottawa. Il motivo principale per deviare verso Ottawa è stato prima di tutto quello di ritrovare un amico e compagno di studi, ora alle prese con uno stage nel ministero degli esteri canadesi. Ma ho colto l’occasione di fare un po’ di classico turismo, musei, parlamento, etc…
Uno delle più importanti massime canadesi afferma che la parte migliore di Ottawa è l’imbocco dell’autostrada che porta a Montreal. In parte questo è un commento ingiusto, e lascio ad alcune foto il compito di fare giustizia alla città. La città è in fondo una “capitale” e come tale fa sfoggio di una certa solennità, un parlamento in stile Westminster, e una ambasciata Americana immensa, protetta da mura, quasi una guarnigione fortificata a due passi dal parlamento. Detto ciò la città è una capitale per “mediazione”. La nascita del Canada e la sua esistenza come un paese unico si basa sul compromesso politico tra le provincie dell’Ontario e del Quebec, tra Toronto e Montreal, tra la parte anglosassone e quella francofona. Per questo, al momento della scelta della capitale, sia Toronto che Montreal avrebbero sbilanciato i rapporti di potere a favore di una comunità o dell’altra. Da popolo conciliatore per natura, la scelta della capitale è caduta quindi su una città al confine tra le due provincie. Così come Montreal, anche Ottawa è una città pienamente bilingue. Ma con una differenza notevole. Montreal è una città originariamente bilingue, dove il bilinguismo non si vive solo ascoltando il proprio vicino di tavolo in un caffè, ma è anche un “bilinguismo” di stili di vita, di filosofie, di mentalità. Un punto di incontro strano tra Parigi e New York. Ottawa invece è bilingue per “decreto governativo”. Il parlare entrambe le lingue è condizione necessaria per lavorare in un qualsiasi ufficio governativo. E l’essere burocratica e “ufficiale” rimane il marchio di fabbrica della città.
Dopo una notte a Ottawa, lunedì ho imboccato l’ultima parte del viaggio verso Waterloo. Prima il treno fino a Toronto, e poi da Toronto a Kitchener. L’ultimo tratto in treno è stato bellissimo. Mi sono accorto di non essere un “viaggiatore”, ma di avere bisogno di spostare a scadenze regolari il mio sedere dalla sedia del mio ufficio a quella di un aereo, treno, o autobus. Per trovarsi a disagio in un posto che non si conosce, accettare la possibilità che qualsiasi cosa possa andare nel verso sbagliato, e trasformare quell’incertezza in curiosità. Per il piacere di tornare a casa e scoprire che quel viaggio, per quanto insignificante, in parte ci ha cambiato. Alla fine del viaggio avevo letto 6 libri in 6 giorni. Ne manca uno per finire la lista dei 60 libri che devo portare agli esami di settembre. Come la parte migliore di una torta, ho lasciato per ultimo il libro che più aspettavo. Il sapore che si ha in bocca alla fine conta più del gusto della cena. L'ho lasciato a fare da sottofondo al volo che fra un’ora mi porterà dall’aeroporto di Toronto – da cui sto scrivendo ora – fino a Montreal, Londra, e poi Milano. Ci vediamo nei prossimi giorni.