Ieri sera ho assistito a una conferenza, qui alla LSE, dal titolo "Global Age: Europe, China and India". Tra i relatori vi era Peter Mandelson (commissario europeo al commercio), una studiosa tedesca o russa, comunque bionda, giovane e affascinante, di cui mi sono innamorato (e non solo per l'aspetto), e Anthony Giddens, sociologo, membro della Camera dei Lord, ideologo del New Labour Party di Tony Blair e della "Terza via", e soprattutto ex preside della LSE ("ho sempre pensato che LSE volesse dire "Lots of Stupid Exams"). L'oggetto della conferenza era una appassionata difesa del modello sociale europeo, di fronte alle pressioni della globalizzazione e della competitizione che arriva dall'Asia. Ma non solo. Il welfare state europeo veniva descritto come "la" premessa e la ricetta per affrontare le sfide del XXI secolo. Elevati livelli di spesa sociale (e quindi di tassazione), investimenti in istruzione e ricerca (capitale umano), sussidi contro la disoccupazione che accompagnano un mercato del lavoro altamente flessibile, venivano descritti non come un freno alla competitivita' europea e alla sostenibilita' del modello europeo nel lungo termine. Ma bensi' come una condizione per avere una societa' in grado di adattarsi alle nuove condizioni richieste dalla "societa' dell'informazione", mentre la produzione di scarpe o macchinari si sposta verso l'Asia o l'Est Europa.
Era una visione stimolante, e lo era ancora di piu' perche' veniva da oratori inglesi. E' quasi banale essere europeisti in Italia, semplicemente perche' intellettualmente non ci sono alternative. L'Europeismo e' per gli italiani un modo per non isolarsi dal resto del mondo, per reclamare un ruolo da ultima dei grandi stati europei invece che da prima dei piccoli. L'adesione all'Europeismo (e alla Nato) e' stato nel dopoguerra un modo per non dovere prendere una posizione in politica estera e per lavarsi l'onta del fascismo e della II Guerra Mondiale.
La politica inglese e' invece sempre stata sospesa tra Atlantico e Canale della Manica, America e Europa. Ma soprattutto ha fatto vanto (probabilmente giustamente) della propria unicita' e peculiarita'.
Ha fatto quindi effetto ieri sentir dire a Anthony Giddens a altri "abbiamo piu' da imparare noi dall'Europa di quanto abbia l'Europa da imparare da noi". Con il pragmatismo britannico, il tema della discussione non e' stato un pro-europeismo idillico e di facciata, ma una serie di proposte precise su come guardare al futuro, indicando esempi positivi (Svezia, Danimarca, Spagna) e negativi (Francia, Italia) su come aggiustare le politiche economiche e sociali. Alla fine vi era un eccesso di retorica, ma molto meno che nei comuni dibattiti su come "governare la globalizzazione".
All'uscita della conferenza, un amico brasiliano che era con me, e altri ragazzi indiani hanno detto: "Troppo diplomatici. Cosa serve parlare solo di Europa. E tutto il resto?". In effetti mentre noi proviamo a difendere la "fortezza europa", il mondo attorno cambia. Per fortuna ci sono persone che hanno capito che per salvare la fortezza europa, bisogna capire che tante politiche sociali comunemente identificate come ostacoli o freni, possono essere uno stimolo per difendere la posizione nel mondo che cambia (ma hanno sottolinato come un mercato del lavoro troppo chiuso ("In Francia divorziare dalla moglie e' piu' facile che divorziare da un dipendente") e' controproducente in una societa' post-industriale. E in larga parte sono d'accordo.
Da segnalare la barzelletta con cui Giddens a chiuso l'intervento: un arbitro di calcio va in paradiso. S.Pietro lo accoglie all'ingresso e gli dice:
- Tu non puoi entrare in paradiso, a meno che non mi mostri che ha compiuto dei gesti di alta moralita' nella tua vita
- Io sono solo un arbitro di calcio. Non posso aver compiuto azioni moralmente degne. Semplicemente arbitravo partite.
- Allora dimostrami almeno che hai compiuto dei gesti di estremo coraggio
- Be, si! Ero ad Anfield Road. E nella partita tra il Liverpool e l'Everton, ho dato un rigore all'Everton pochi minuti prima della fine della partita. Proprio sotto la curva dove stavano i tifosi del Liverpool.
- In effetti questa e' un gesto coraggioso. E quando e' avvenuto questo?
- Tre minuti fa.