lunedì, ottobre 23, 2006

Il "paziente" libraio "inglese"

Lunedì mattina. Inizia un'altra settimana. Ritorno dopo una settimana di silenzio, in cui ho combinato poco e il morale è stato altalenante a seconda di come procedeva la stesura di un saggio che devo consegnare fra pochi giorni. Questa notte ero ispirato, e l'ho finito verso le 2e30. Adesso posso tornare a scrivere sul blog per raccontare il mio fantastico week-end da libraio inglese.
O meglio, non ero un libraio. Non si fa carriera così velocemente. Precisamente ero uno "steward" a un "publisher stand" a una conferenza che si è tenuta nel mio dipartimento. Avevo infatti risposto a una mail fatta circolare dal dipartimento: il mio curriculum non mi aprirà molte prospettive di lavoro, ma con il mercato dei libri ho successo. Mi sono trovato sabato mattina alle 8 a sedere di fronte a un tavolo in cui erano esposti non più di 15 libri. Compito: nessuno. O magari vigilare che non venissero rubati, rischio non proprio pressante a una conferenza di accademici dove per entrare bisogna pagare 100 euro. Di conseguenza ho estratto dal mio zaino il MAC (ora perfettamente funzionante e fonte di immensa ispirazione e soddisfazione) e per due giorni ho studiato, pagato. Ma i benefit non finiscono qui. Sabato sera abbiamo avuto accesso al ricevimento della conferenza, in un bar di Kingsway, dove assieme a Katie (Chicago), 2 ragazzi di Taiwan, 1 ragazza Slovena, e 1 altro steward di Trinidad & tobago, ci siamo alcolizzati di vino rosso australiano. Serata proseguita nel più economico ristorante cinese di Chinatown (9 euro, 3 portate, I taiwanesi hanno detto che era buono), e poi in un localino di Soho (non uno strip-club però).
L'altro immenso benefit del lavoro è che alla fine della seconda giornata di conferenza, avrei potuto assistere all'intervento di chiusura, tenuto da Robert Cox, studioso canadese, guru gli accademici un po' di sinistra, padre della scuola "neo-gramsciana di relazioni internazionali", e soprattutto la mia tesi di laurea a Bologna era in larga parte un taglia e incolla di suoi lavori. Dopo aver smontato il mio stand e riposto i libri negli scatoloni, domenica pomeriggio mi sono seduto nell'ultima fila dell'auditorium, quasi quasi un po' emozionato. Poi Cox ha iniziato il discorso. Sarà stata la serata a Soho, sarà stata la mia ingordigia nell'avventarmi nel buffet gratuito poche ore prima, sarà soprattutto che Cox aveva una voce così piatta che la Pianura padana a confronto è un catena montuosa hymalaiana, ma al 45° minuto di discorso mi sono addormentato. Un sonno meraviglioso. Gli applausi entusiasti della platea mi hanno svegliato 20 minuti dopo. Naturalmente mi sono aggiunto agli applausi, e ci mancava ancora un poco che mi alzassi in piedi e lanciassi la standing-ovation.

P.S. a metà della mattinata c'è stato un episodio inquietante. Il silenzio della sala è stato interrotto da delle grida che venivano dall'esterno dell'edificio. Un uomo gridava frasi come "pensate ai poveri, pensate alla fame. Cosa fate voi che studiate Relazioni Internazionali per loro?". Questo era un uomo che aveva tentato di entrare alla conferenza senza pagare la quota di iscrizione ed era quindi stato respinto. Dall'esterno si era quindi messo a gridare, con un tono disperato, contro la mancanza di attenzione degli accademici e delle persone che all'interno della sala parlavano di temi come "post-strutturalismo nella teoria delle relazioni internazionali", o "materialismo storico", nei confronti delle vere tragedie del mondo. gridava con un tono da predicatore. E mentre gridava piangeva. Era metà santone, metà clochard. E' rimasto sotto la pioggia di Londra, gridando e piangendo per decine di minuti. Io, nel mio formalismo e simil-bigottismo pensavo che una persona in quello stato non sarebbe dovuta lasciare entrare in una conferenza. Ma il suo punto era vero e valido. E gli altri ragazzi che lavoravano come steward, principalmente PhD students, hanno accusato gli organizzatori dicendo: "questa dovrebbe essere una università in cui si discute liberamente. Perchè lasciarlo fuori?". Mi ha fatto piacere sentire loro dire questo.

1 Comments:

Anonymous Anonimo said...

mai sedersi in ultima fila ad una conferenza: è clinicamente testato che ti addormenti. mi sorprende che sei durato addirittura 45 minuti..

5:59 PM  

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