sabato, novembre 24, 2007

A Natale me ne vado ai tropici




Mi sono immerso psicologicamente immerso nel clima da battaglia contro il generale inverno. Durerà 5 mesi. Ci saranno giorni in cui rimpiangerò "i caldi giorni in cui era solo -15". Ho una giacca supercalda dalla mia parte... e poco altro. Le due foto sono state scattate allo stesso momenti e potete notare come in verità io sia l'unico che sembra avere freddo.
Ieri ho aspettato un autobus per 45 minuti mentre fuori la temperatura era -11 gradi, ho cambiato in un secondo idea sull'utilità di stare in questo posto a dicembre dopo la fine delle lezioni, mi sono connesso a internet e ho deciso di anticipare il mio ritorno in Italia di 10 giorni. Sarò a casa il 6 dicembre e rimarrò in Italia fino al 7 gennaio. Ai Bolognesi, sicuramente farò un salto a Bologna, ma dopo il 13 (prima devo finire di scrivere dei saggi per l'università). Ai Fidentini, venerdì Dragon, sabato Poggio? Non rompete i coglioni prima del 13 perchè sarò più o meno in clausura. A Marcello, cena emiliana il prima possibile.

See you soon

Soundtrack della settimana: Sigur Ros - Hais; As Tall as Lions - Omonimo

giovedì, novembre 22, 2007

L'inizio della fine

Le previsioni meteo dicono che domani mattina al mio risveglio ci saranno -7 gradi e 20 centimetri di nevi. Datemi un buon motivo per svegliarmi domani mattina..

P.S. chiedo scusa per la prolungata assenza da queste pagine. Molto lavoro, poche novità da raccontare e umore altalenante. Tornerò presto. Se non scrivo niente nelle prossime settimane, cominciate a preoccuparvi, armatevi di badili per spalare la neve e venitemi a cercare.

domenica, novembre 04, 2007

Toronto




Finalmente Toronto. Sono le 10e13 di domenica mattina e sono su un “Greyhound Bus” che da Toronto mi sta riportando a Waterloo. Finalmente vedo un po’ di Canada che mi passa davanti dall’altro lato dell’autostrada a 8 corsie che sto percorrendo. Come sembra? Come la periferia di Brescia. Capannoni allineati, svincoli autostradali, macchine, un’insegna della Parmalat su un palazzo, parcheggi e centri commerciali, macchine, macchine. Ok, questa non è la descrizione più immediata del Canada e immagino possa essere appiccicata solo allo 0.001% del territorio canadese. Ma è lo 0.001% che appare dal finestrino. Sogno di poter decrivere il restante 99% quest’estate, quando raggiungerò Vancouver e la costa pacifica in qualche modo (treno? Autobus? Macchina?). E’ solo un progetto, ma comincio a raccogliere adesioni, quindi se qualcuno è interessato, lasciate un messaggio dopo il segnale acustico.
Ok, finita la digressione, torno a parlare di Toronto. Due giorni e due notti nella grande città, a incontrare Sami, un mio amico libanese-palestinese-canadese, che è tornato a casa dopo l’anno passato a Londra. Il viaggio valeva comunque la pena di essere fatto.
Prima volta in una città americana, di quelle che chiedono di essere fotografate da una certa distanza in modo da ritrarre l’intero skyline, il profilo composto da vari grattacieli e dalla CN Tower. La CN Tower è l’icona di Toronto e in parte del’intero Canada, l’ex-edificio più alto al mondo, prima che un paio di mesi fa venisse sorpassata da un grattacielo in costruzione a Dubai. Città americana perché le strade sono tutte perfettamente squadrate, con uno Starbucks pronto ad attenderti ad ogni angolo. Città americana pechè l’automobile domina. Ma allo stesso tempo una bellissima città, che si lascia attraversare a piedi, specialmente come in questi giorni in cui il sole era forte e le temperature (pronte a cadere permanentemente sotto zero da un momento all’altro) erano ancora sui 10 gradi. Allo stesso tempo è una città di mare, anche se il mare in verità non c’è, ed è in verità uno dei grandi laghi.
Arrivo venerdì verso sera e ci infiliamo nell’Air Canada Centre, il palazzetto in cui giocano i Maple Leafs (hockey) e i Raptors (basketball). A vedere Bargnani? No, a vedere un comico americano di cui nessuno di noi due aveva mai sentito il nome, ma per cui l’intero palazzetto gremito stravedeva. Divertente. La serata prosegue poi in discoteca con gli amici di Sami, e infine a parlare fine alle 6 del mattino. Bis la sera dopo. Penso che un po’ di testosteroidi di Fidenza, che ancora vivono nella speranza di tornare un giorno in quel locale di Manchester chiamato Footage, avrebbero apprezzato la lunghezza della gonne, e la quantità di carne esposta dalle canadesi. Che, a differenza di Waterloo (dove la tuta, e il fianco abbondate imperano), a Toronto sono molto sexy.
Momento di panico quando ci troviamo davanti all’ascensore di un albergo, circondati da un gruppo composto da una decina di donne tra i 55 a 65 anni, alcune delle quali sembrano essere italiano L’ascensore arriva, le donne entrano, e i miei amici mi buttano nel’ascensore, “beato tra le donne di mezza-età”, annunciando loro che ero Italiano. Non l’avessero mai fatto. Il loro livello di euforia sale alle stelle, neanche fossero 14enni tra il pubblico di “Amici di Maria di Filippi”. A turno si presentano e mi stringo la mano, annunciando di avere origini italiane, chi il padre, chi uno zio. Una mi dice “sono sposata, ma…”. Io stringo le mani con dignità papale, sperando che questo ascensore arrivi a destinazione. La sera dopo a tarda notte ripassiamo di fronte allo stesso albergo, che era appena stato evacuato per una allarme anti-incendo. Tra la folla che aspettava all’esterno, ecco le stesse donne che iniziano a chiamarmi per nome. Mi dileguo tra la folla, mimetizzandomi tra i vigili del fuoco.
Ho mangiato il primo “burrito” della mia vita, assaggiato un piatto di squalo per la prima volta in vita mia, tornato ad apprezzare il sushi, e superato definitivamente la mia riluttanza psicologica a defecare nelle toilette dei luoghi pubblici, specialmente quando lo squalo e il sushi scatenano una reazione incontrollata.
Ora torno a Waterloo e mi rimetto sui libri, in quello che si annuncia come un mese di pura follia, visto il lavoro che mi attende. Prima di riprendere a lavorare mi aspetta però un pomeriggio davanti alla televisione per vedere i Toronto Raptors contro i Boston Celtics, e a seguire Desperate Housewives.

Soundtrack: Paolo Conte - "Bartali"
Oh, quanta strada nei miei sandali
quanta ne avrà fatta Bartali
quel naso triste come una salita
quegli occhi allegri da italiano in gita
e i francesi ci rispettano
che le balle ancora gli girano
e tu mi fai - dobbiamo andare al cine -
- e vai al cine, vacci tu.

giovedì, novembre 01, 2007

Mogli e suicidi dei paesi tuoi

Stamattina ho ricevuto la consueta mail che l'associazione degli Studenti Internazionali della University of Waterloo manda per annunciare gli eventi della settimana. Questa non era delle più confortanti:

"International spouses group: "enjoying Canada's winter wonderland,
what to wear, what to do," 12:45, community centre, Columbia Lake
Village, children welcome."
...
"QPR suicide prevention training available Monday 12:00 to 1:30;
future sessions November 12, December 10; to register call ext. 33528."

Mi viene l'atroce sospetto che il corso di addestramento sulla prevenzione dei suicidi sia legato in qualche modo all'incontro delle mogli internazionali su cosa fare e come vestire durante l'inverno. E mi dispero nel riconoscere che non potrò mai essere una moglie internazionale. Forse ho bisogno di quel corso di addestramento anti-suicidio.