Conferenze, medici cubani, e subprime mortgages
Un paio di riflessioni tardo serali. Un po' per ammazzare il tempo. Un po' perchè ho appena passato quasi un'ora rileggendo i commenti rilasciati da voi nei post precedenti. Sono arrivato a ritroso fino ai post di Manchester, quasi due anni fa. E devo dire che ho riso parecchio. Quindi, per invogliarvi a commentare, io devo trovare la costanza di scrivere.
Oggi è stato un giorno di conferenze. Ce ne sono tante qui, per fortuna. Ci avevano annunciato che il pranzo sarebbe stato offerto alle 12e30 e mi sono quindi presentato all'appello in mattinata. Quello che vi avevano nascosto è che se fossi andato lì prima delle 9 avrei scroccato anche una colazione. Domani la conferenza continua, e questa volta non mi fregano. Comunque, il tema era qualcosa di estremamente vago del tipo "Globalizzazione: costruire un dialogo Nord-Sud". In poche parole, erano invitati studiosi da una serie di paesi a cui non si pensa quando si deve decidere in che università mandare il proprio figlio. Esempi: Tunisia, Venezuela, India... Canada. Comunque, non ho capito di cosa parlavano. Discorsi molto vaghi, sul filone sviluppo, oppressione, neoliberismo, pluralismo, Global South. Una linguista braziliana che parlava delle conseguenze che ha l'inglese-come-lingua-della-scienza in America Latina. Un non-so-che tunisino che parlava di come popolazioni berbere e arabe devono trovare un non-ho-capito-cosa per far fronte a non-so-che (che comunque immagino sia legato a non-so-qualcosa-che-centra-con-il-Nord). Un giovane canadese parlava dei medici cubani in giro per il mondo, esaltando l'esempio di Fidel e citando Che Guevara. Ho resistito due minuti, poi la mia attenzione è passata alla lettura dei quotidiani sul mio portatile. Pensandoci un minimo, ho pensato che questi argomenti mi avrebbero appassionato fino a due anni fa. Così come avrebbero quantomeno suscitato un po' di timore reverenziale in tutti i bolognesi, aspiranti intellettuali di sinistra. Da cosa derivava invece il mio scetticismo e fastidio? Spiegazione 1: al mio interno sono un Rutelliano, come sostiene Marta ormai da tempi non sospetti (cioè quando Rutelli perse le elezioni). Può essere, ma non è quello il punto. Spiegazione 2: LSE. Si, questo c'entra di più. Un'anno all'LSE ha qualcosa che ricorda il trattamento ricevuto da Alex in Arancia Meccanica. Ok, il paragone è esagerato. Quello che intendo è che LSE è stata una palestra che ha obbligato a tenere gli occhi aperti davanti a uno schermo per un anno. Ad analizzare in profondità. Scomporre. Trovare cause, stabilire legami, ipotizzare conseguenze. Ma il volto era direzionato verso quello schermo. Non si poteva girare il collo per quardare cosa avveniva sulla parete di fianco. E sulla parete di fianco il mondo che sta a sud dell'equatore quarda lo stesso schermo (globalizzazione, politica internationale, finanza, organizzazioni internazionali) ponendosi domande del tutto diverse. Le ho sentite oggi, ma mi sono sembrate poco rilevanti, ingenue. Ma mi rendo conto di come questo sia solo la conseguenza dell'avere adottato, più o meno volontariamente, una particolare visione dei problemi. Mi chiedo quale sarebbe stata la mia reazione alla stessa conferenza senza l'anno all'LSE. Forse avrei capito poco, ma non mi sarei giustificato in modo arrogante dicendo "non sanno cosa stanno dicendo". E mi chiedo quale sarebbe stata la vostra reazione? Immagino che la mentalità LSE faccia di me un ottimo candidato per molti posti di lavoro, ma mi releghi a un futuro da rutelliano, se mai potevo sperare di avere qualsiasi possibilità di presentarmi come "intellettuale di sinistra" sul mercato delle ragazzine bionde sognanti al primo anno da universitarie fuori sede. Comunque, la morale della favola, è che qui invece il guardare cosa succede di fianco lo schermo principale è la norma. Forse troppo. E per me questa è una sfida, anche se spesso mi trovo a dover fare la parte di Giuliano Ferrara quando intervista Fausto Bertinotti.
Ho cominciato a lavorare con Helleiner, il mio supervisor, su un progetto che si svilupperà nei prossimi mesi. Dovrebbe portare ad organizzare una conferenza e a pubblicare qualcosa. Soggetto "private authorities in the international finance". Detto in modo più esplicito, quando le banche si sostituiscono ai politici e prendono l'iniziativa nello scrivere le regole che dirigono la finanza internazionale. Sta succedendo molto in questi giorni nel mondo. In particolare dopo la crisi dei sub-prime mortgage (cito il nome senza avere bene una chiara idea di cosa siano i subprime morgage, immagino mutui scadenti, con poche garanzie che venga ripagato, come quello che la mia banca mi ha concesso). Ogni volta che c'è una crisi finanziaria, l'opinione pubblica si spaventa, i politici cavalcano l'onda chiedendo maggiore regolamentazione di banche o altri attori finanziari (ok, in Italia si parla di altro), l'amministrazione Americana e alcune organizzazioni internazionali cominciano a minacciare di imprimere un giro di vite sulla libertà concessa sui mercati finanziari. A questo punto le banche entrano in gioco, mostrano un sorriso a 24 denti e dicono: "chi può regolare le banche meglio che le banche stesse? FAte fare a noi". Quando l'onda dell'indignazione rifluisce, tutto ritorna come prima, fino alla crisi successiva. Sto leggendo un po' in giro per vedere se è possibile scoprire qualcosa sull'argomento che abbia una serietà maggiore di questa ricostruzione. E devo dire che la cosa mi appassiona.
5 Comments:
Ammirevole il tuo tentativo di dare una patinatura intellettualoide al tuo blog per attrarre nuovi adepti, come il sottoscritto.
A mio modesto parere dovresti insistere più sul filone "bionde - giovani - sognanti" e trasporre il tutto nel brodo primordial-periferico-imperiale nel quale ti trovi immerso.
I mean: COMINCIA A FOTOGRAFARE CULI, recensisci sgnacchere locali e (tenendo fede alla promessa che mi feci quando partisti) inizia a fare il viveur e non pensare a mutui sub-prime.
I mutui sub-prime non sono erotizzanti, anche se leggere le tue parole è sempre piacevole.
I personally believe (a questo proposito se non l'hai visto ti rimando al link: http://www.youtube.com/watch?v=WALIARHHLII ) che un po' più di queste cose potrebbero salvare questo blog.
Cordialmente
M.P.
Il problema è che sono capitato nell'università sbagliata. Ci sono due università a Waterloo, su lati opposti della stessa strada. La mia (University of Waterloo) è famosa per i corsi di ingegneria e informatica. Quindi è abitata da gente inguardabile, topi da computer, quasi come me. L'altra è invece famosa per le giovani matricole "bione, giovani, sognanti", come le hai chiamate tu. Proverò ad attraversare la strada un giorno.
Ma devo salvare questo blog, o salvare la mia anima?
P.S. La frase finale del commento precedente è chiaramente ironica
Io direi che potresti salvare il tuo apparato riproduttivo.
L'orchite it's just a step far from you...
el orciaiti, come la chiamerebbero gli anglofoni, non è di certo la soluzione ragazzo. Rivendico comunque un diritto di prelazione su tutte le matricole bionde giovani e sognanti. spediscile via posta prioritaria in via tu sai quale a tu sai dove.
non accetto nessun tipo di questioni su questo punto.
fai in fretta o per scrivere il prossimo commento dovrò usare la lente d'ingrandimento.
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