venerdì, marzo 03, 2006

La classe dirigente italiana a Bruxelles

Dopo una settimana di lavoro a Bruxelles, confesso che e' presa una leggera sensazione di disagio (e leggera nausea) per quello che e' l'ambiente che mi circonda. Non fraintendete. La citta' e' bellissima, le mie colleghe simpatiche e il mio capo una persona intelligente e disponibile. Essere qui, significa "in piccolo" dare una faccia concreta a quello che piu' o meno l'universita' mi sta insegnado su un piano teorico. Ma significa per me anche dare un volto concreto al "potere". Ed e' un volto che mi sta deludendo.
Quasi tutti i giorni passano dall'ufficio varie persone, tutte italiane, che sono a Bruxelles come rappresentanti di associazioni, industrie, o sono funzionari di qualche ministero o rappresentanza italiani. E' verso loro che il mio disagio e' rivolto. Sono persone vicine al potere, ma non sono potenti. Lavorano per conto di qualche "pezzo grosso" e devono farlo vedere. Si vede non tanto nei vestiti (non tanto diversi da un bancario) ma nell'atteggiamento. Nel senso di self-confidence. Di superiorita'. Nell'ostentata simpatia con cui ti trattano.
Ma quello che mi lascia un retrogusto estremamente amaro e' intuire secondo quale logica questa "comunita'" o elite' italiana a Bruxelles funziona. Come mi ha detto il mio capo "il valore di una persona non e' dato da quello che conosce, ma dai contatti che ha". Se e' vero che e' possibile raggiungere ogni persona nel mondo contattando solo 6 persone, i contatti nel tempo di Internet e della rivoluzione tecnologica sono una fonte di potere. E vanno quindi curati e tutelati. Le giornate passano quindi al telefono raccontando a questo cosa ha in mente l'altro, chiedendo all'altro se puo' intercedere presso un terzo in modo da sapere chi sta dietro a questo. Una frase sbagliata riferita a un ministro o a qualcuno al livello superiore rappresenta la fine. E' un circolo chiuso che comunica solo al proprio interno, in quanto ha bisogno che il proprio "potere" venga riconosciuto ed accettato. E quindi non deve mettere in discussione il ruolo degli altri. E' una sala degli specchi senza alcuna finestra verso l'esterno.
E il tutto avviene attraverso persone a volte intelligenti, a volte non particolarmente, ma che soprattutto hanno la capacita' di sapersi muoversi nel sistema italiano, di contattare le persone giuste al momento giusto. Probabilmente questo e' un aspetto comune e io sono ingenuo. Mi dispiace solo vedere che la logica che guida le elite e classi dirigenti italiane sia una logica completamente autoreferenziale e conservativa del proprio status. Vorrei continuare a pensare che sia possibile formare le classi dirigenti in base al merito e alla competenza delle persone e non in base alla capacita' di stabilire contatti. (O forse la mia e' solo senso di rivalsa, ma questa si addice poco alla mia arroganza).