lunedì, dicembre 19, 2005

Goodbyes e altre cose sentimentali

Sono in partenza. Stamattina ho preparato la valigia. Ho messo dentro solo i libri che ho comprato e i regali natalizi e arrivo a 22 chili. Spero nella clemenza delle hostess Alitalia, e che non mi facciano pagare la sovratassa (ma a Natale siamo tutti piu' buoni, e potrei far notare loro che nonostante prendano uno stipendio faraonico, hanno fatto piu' scioperi dei metalmeccanici della Fiat e quindi non mi sembra il caso di prendersela con i miei due chili di valigia in piu').
Comunque, tornando al tema, parto domani pomeriggio con arrivo previsto in serata (perdere un ora per colpa del cambio di fuso e' molto irritante... e' come stare un'ora su un treno fermo tra Anzola e Vignola). Ma molti miei amici sono gia' partiti. Stamattina ho salutato Ramona (coinquilina tedesca) che non tornera' a gennaio... baci di rito, abbracci, auguri di buon natale, auguri di buon viaggio, auguri generici per il futuro... e un grosso imbarazzo. La stessa cosa e' stata ieri quando ho salutato altri compagni di viaggio che non rivedro'.
Ci si dice 'Goodbye', ma non so se e' lecito tradurlo con 'Arrivederci'. In questo caso e' piu' plausibile tradurlo con 'Addio'. Ma nella nostra lingua Addio e' una parola ormai relegata al mondo delle opere liriche e dei romanzi rosa, con una connotazione tragica nettamente non consona ai miei goodbye. Goodbye, inizia con 'good', invita al sorriso. E' un ringraziamento reciproco per quello che si ha avuto e dato dagli altri (oltre naturalmente a una frase di rito).
Pensandoci, mi sono reso conto che e' stata la prima volta che ho detto 'addio' a un amico. Di amici ne ho persi vari e dimenticati tanti. Alcuni amici si perdono per stanchezza, per incuria, per mancanza di volonta' nell'oliare quei riti che stanno dietro a un amicizia. Altri si perdono perche' le nostre vite prendono delle svolte, improvvise o meno, perche' si cambia scuola o citta'. Altri si perdono in modo violento, litigando. Ma sono tutti distacchi (o 'perdite') silenziosi, inconsapevoli, o di cui ci rendiamo conto in seguito. Sono distacchi non espressi da parole o formule, non codificati.
In tre mesi a Manchester non mi sono creato amicizie cosi' forti il cui distacco provochi dolore (a parte forse la mia coinquilina francese che pero' rivedo a gennaio), ma nonostante questo rimane sempre un retrogusto di amarezza e di insicurezza. Probabilmente perche' non siamo dotati del giusto set di frasi fatte e gesti che usiamo per sanare le altre ferite, piccole o grandi che siano.

2 Comments:

Anonymous Anonimo said...

...bè forse non c'è bisogno di set di luoghi comuni, ma soltanto la volontà di rimanere attaccati, vicini a qualcuno nonostante tutto. se c'è la volontà, il desiderio, la necessità di sentirsi una persona vicina, anche solo attraverso una e-mail, un sms ogni contatto, se pur piccolo, diventa un grande piacere, un momento fondamentale e inamovibile della nostra gioranta. comunque non disperare...se la francese la ritrovi a gennaio hai ancora la possibilità di non fartela più scappare...

1:08 PM  
Anonymous Anonimo said...

...dimenticavo poi di dirti che nemmneno per tutte le persone che ti hanno scritto su questo blog tu non ti debba preoccupare (anche se non li conosco credo che il semplice fatto di averli letti qui sia indice di qualcosa di vero)

1:10 PM  

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