mercoledì, gennaio 09, 2008

Parma-Londra-Toronto - Atto Secondo








L’ultimo post l’avevo scritto un mese fa, a 1700 miglia da ogni cosa. Questo lo scrivo nella sala d’aspetto dell’aeroporto di Parma, quello scatolone di lamiera costeggiato da ferrovie e tangenziali, a 10 metri dalla vita dell’ultimo mese. Non voglio riassumere cosa è successo in questi trenta giorni, in quanto chi legge ancora queste pagine è stato per lo più diretto protagonista. Lascio che siano alcune foto a descrivere 30 giorni passati prima a Fidenza, tra studio, parenti, cibo, amici, ma soprattutto studio. Poi Londra. Per chiudere il capitolo dell’LSE, e fare una bellissima festa in una discoteca di Covent Garden in cui tutti i miei ex-compagni che ora vengono lautamente pagati dalle loro aziende mi dicevano “sei ancora uno studente. Questa birra te la pago io”. Poi Bologna, due volte e una bella cena, con annessa vittoria a Trivial, a ricordare al mondo che sono ancora il re del nozionismo gratuito (Chi era la leader delle Supremes? Diana Ross chiaramente. Cosa vi insegnavano a scuola? Ignoranti). Genova, di cui ricordo un bicchiere di porto e una chiacchierata in un locale bellissimo nei vicoli. Villa Paolina a Lugano, la Fondu Chinoise e un capodanno in discoteca di cui, per decenza, tralascio ogni tipo di dettaglio. E ora ancora Londra, dove stasera sarò a cena con una amica che ho voglia di rivedere. Ha avuto l’accortezza di scegliere un ristorante più consono alla mia borsa di studio che alla suo stipendio di “Goldman Sachs” Lady. Il mio conto in banca la ringrazia di cuore. A chi c’era in questi posti dico grazie. E’ stato un bellissimo ritorno a casa. Di quelli che ti invogliano a tornare ancor, ma allo stesso tempo ti fanno ripartire senza troppi rimpianti perché sai che il prossimo ritorno sarà ugualmente significativo. A chi non ho avuto moto di salutare, chiedo scusa. E’ stato un ritorno a casa che mi ha chiarito cosa sia per me “casa”. “Casa” ora è ogni luogo dove abbiamo bisogno di tornare. Cito la mail di un’amica “casa sono i ricordi, casa è il non fare fatica, casa è parlare la propria lingua....casa sono anche io”. Casa è Fidenza. Ma anche Bologna e Genova. Londra, forse. Casa è il luogo dove si è comodi, dove non bisogna lottare. E’ il luogo dei caffè prima di cena, e dei bicchieri di vino rosso dopo cena. Ma ultimamente è anche il luogo da cui bisogna ripartire per non fare un torto a se stessi e alla propria inquietudine che ci spinge a cambiare, anche se questo finisce per ferire le persone che preferirebbero non ripartissimo (nel mio caso, i miei genitori). Sono consapevole di questo, e per questo l’attesa del volo non è amara.
Domanimattina di nuovo a vedere “che effetto che fa” vedere l’oceano che non finisce mai, fino alle coste della Nova Scotia e la penisola di Labrador. Ho viaggiato tanto negli ultimi due anni, ma questa è la prima volta che parto con solo un biglietto di andata. Non sono mai andato nemmeno a Bologna in treno senza aver comprato in precedenza anche il biglietto di ritorno. E temevo di scoprire “l’effetto che fa” sapere che il ritorno è una scelta, non un obbligo. E ogni ritorno sarà in verità un’andata, a con in tasca un nuovo ritorno in Canada. Ok, ora sto facendo confusione con le parole. Giochi di parole che celano una sottile differenza sostanziale. Non so di preciso quando tornerò in Italia. Sicuramente a fine luglio. Se soldi e impegni universitari lo permetteranno, farò un salto anche prima. Un salto che la mia banca non gradirà, ma la distraggo separando i miei debiti in tre conti correnti diversi, denominati in valute differenti, in tre diverse nazioni. Due sono in rosso, l’altro tendente al pareggio di bilancio. Al mio confronto, un mutuo subprime è oro colante per le banche.
Al mio ritorno in Canada mi attende una piacevolissima sorpresa: una temperatura compresa tra i 9 e 13 gradi. Sopra lo zero. Considerato che pochi giorni fa i termometri segnavano -15° C, non mi lamento. Il lato negativo è che Waterloo assomiglierà tremendamente a Comacchio. Una palude di neve sciolta ma senza le anguille. Non so di preciso se la finestra di camera mia sarà completamente ostruita o semi ostruita. So però con sicurezza che non avrò la voglia di uscire a spalare la neve che mi priverà di luce naturale nei prossimi 2-3 mesi.

1 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Spledido post.

Non ho apprezzato per niente la parte sul Trivial, ma ovviamente l'avevi scritto appositamente per farmi rosicare, e sia!

Felice di far parte della tua "Casa" e felice in fondo che il ritorno non sia per te più un obbligo ma una scelta consapevole.

Chiudo appuntandoti due cose:

1) Smettila di prendertela con la neve. Fai tesoro dell'esperienza inglese e pigliati la neve come va presa: direttamente in faccia

2) Ho stabilito (grazie anche alla collaborazione di Jerry) un nuovo record a Travel IQ.
Considerato che quella è la nuova frontiera del nozionismo, ti consiglierei di rimediare al più presto al tuo scarno 121...

12:30 PM  

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