La societa' multiculturale
Pensavo di arrivare in Inghilterra e cominciare a scrivere di strane usanze locali, cibi immangiabili e cose del genere. Pero' sono entrato nel paese dalla sua "pancia" ed e' da questa che devo iniziare. La pancia del paese e' "nera".
La mia casa si trova a Moss-Side, nel quartiere africano-caraibico di Manchester, vicina al centro e all'universita', ma comunque un sobborgo degradato e abbastanza marginale. La popolazione del quartiere e' al; 90% di colore e i negozi, i take-away e i barbieri sono tutti etnici. Quando cammino per strada sento lo sguardo delle persone che mi osservano: non in modo minaccioso, ma mi rendo conto di essere come un elemento estraneo, quasi turbassi l'omogeneita' della comunita' e il loro bisogno di essere parte di qualcosa di familiare all'interno di un paese lontano dal loro. Ma tutta Mancheter e' divisa per zone etniche: vi e' Chinatown, il quartiere pakistano, quello arabo...
Il mio primo approccio con il paese e' stato la faccia piu' vera e difficile di quella parola spesso pronunciata in Italia che e' multiculturalismo. Questo e' il vero multiculturalismo, e sempre piu' mi accorgo che in Inghilterra, piu' che una societa' dove ognuno puo' essere accolto, e' una societa' dove ognuno si ritira nel proprio ghetto. Durante il giorno le etnie e le lingue si mescolano nei luoghi di lavoro e negli autobus. Ma alla sera ritornano tutte nel loro quartiere e si riappropriano dei proprio costumi (in verita' il velo e' portato dalla stragrande maggioranza delle donne anche nei luoghi di lavoro, e tantissime bambine lo portano).
Se cerco di andare oltra la mia condizione di "diverso" (che per fortuna termina quando raggiungo l'universita', a 500 metri da casa), c'e' qualcosa di profondamente perverso in questa nozione di multiculturalismo. Me ne sono accorto ieri sera parlando con il mio coinquilino nigeriano (in verita' e' il fratello del mio coinquilino, ma questa casa e' un po' un porto di mare). Mi ha detto che lui non si sente a suo agio in questa zona, perche', in qunato nigeriano, e' guardato male dai caraibici, i quali hanno un'avversione per gli africani dovuta alla tratta degli schiavi settecentesca e alla conseguente perdita di lingua e cultura... e io che pensavo che fossero tutti uguali, catalogandoli in scuri, molto scuri e scurissimi. Mi dice che lui e' contrario a questa ghettizzazione, perche' non porta ad alcun futuro, ma solo alla divisione della societa'. Mi dice che il governo dovrebbe forzare i quartieri ad essere abitati da persone di etnie diverse. Ho apprezzato le sue parole, ma se gli chiedessi come si puo' forzare una persona ad abbandonare la propria identita' per essere secolare per essere un qualcosa di indefinito, non so se saprebbe rispondermi. Ne mi dice perche' abita qui e non in un quartiere arabo. Lui dice che e' per via del cibo, e forse ci crede anche.
Questa e' comunque solo una prima impressione superficiale di un aspetto che mi avvolgera' totalmente in questi 6 mesi. Mi riprometto di ritornarci.
2 Comments:
Pejo! in realtà non ho niente da dirti, volevo solo provare. Quando avrò un po' più di immaginazione, ritornerò e allora saranno guai...
giorda
Adesso mi è venuto in mente qualcosa. Ho appena letto l'ultimo commento che hai fatto e devo dire che hai ragione. Ovvio che parlo in base a quello che ho visto a Londra, ma in fondo non penso ci sia tanta differenza. Mi sono accorto che, in linea di massima, la gente è più aperta e disposta ad accettare una cultura diversa, che sia asiatica, africana, per non dire italiana o polacca. Magari è un'ovvietà, ma a volte ho la sensazione che sia solo una cosa superficiale, ossia sembra che si vive tutti felici e contenti, ma allo stesso tempo devi essere estremamente attento a non dire nulla di avventato o fare un commento fuori luogo, anche involontario, altrimenti ti ritrovi con un coltello nello stomaco. E' ovvio che non si deve generalizzare, perchè puoi trovare la persona di colore (per esempio) che, nel sentire una battuta anche un po' razzista nei confronti della sua etnia, ci ride sopra, e alla stessa battuta, qualcun'altro ti guarda con gli occhi iniettati di sangue. Forse è più probabile che quest'ultimo viva in uno di quei ghetti, in cui spesso si tende ad autoemarginarsi (esiste questa parola?...), e questo mi fa pensare il tutto possa essere una questione di equilibrio e di mentalità tra la cultura che ospita e quella ospitata. E, in un certo senso, tu te ne farai un'idea meglio di me, visto che solo nei primi giorni hai avuto un assaggio di quello che i tuoi inquilini di quartiere avrebbero potuto provare quando hanno messo piede in terra straniera. Io sono di razza "bastarda" quindi non ho voce in capitolo... Un'altra cosa che mi viene da dire è che questa divisione in aree culturali c'è sempre stata e sempre ci sarà, perchè accettare veramente una cultura diversa dalla tua è molto più facile a dirsi che a farsi. E poi ti dirò: se un giorno queste zone dovrebbero scomparire, mi dispiacerebbe, un po' perchè non vedo il motivo per cui uno dovrebbe abbandonare totalmente la sua identità, e poi perchè se voglio andare a mangiare cinese, vado a Chinatown...Tra l'altro a Londra questo quartiere è così chiuso in se stesso che certa gente nasce e muore lì senza aver imparato una parola d'inglese. Mi è venuto in mente un libro che ho letto, di Alex Roggero, intitolato "il treno per babylon", e il succo del discorso è che, restando a Londra e usando la metropolitana, si possono avere contatti con una miriade di culture diverse, ed è una cosa che trovo abbastanza intrigante e affascinante, anche perchè ti rendi conto che nella diversità in fondo siamo uguali, e anche perchè mi tocca un po' da vicino. Magari ho detto solo un mare di cazzate, ma per dirla in parole povere a me piace che in un luogo solo ci sia un po' di varietà, sai che palle stare in un posto tutto uguale!
Comunque stai ben lontano da quell'invenzione satanica che è il cricket! Io ho provato a capirlo, ma dopo aver visto punteggi del tipo 324 a 2 ho desistito. E poi i match durano un'eternità (peggio di una puntata di Holly e Benji...) e le squadre che si affrontano sono sempre le stesse: Inghilterra, India, Nuova Zelanda, Australia. Potevano chiamarlo il gioco del Commonwealth che era lo stesso! Meglio il curling...
Giorda
Posta un commento
<< Home